In duemila anni a questa parte, ha fatto sia più caldo di adesso che molto più freddo. La Piccola Era Glaciale che va dal 1400 al 1850

12 novembre 2021

Riscaldamento globale? Mille anni fa faceva più caldo di adesso. Mille anni fa faceva più caldo di adesso, mentre 500 anni fa era molto più freddo. Un po' prima dell'anno mille, i vichinghi scoprirono la Groenlandia verde e la colonizzarono. Non sappiamo la temperatura di allora perchè i primi termometri sono stati inventati e cominciati ad usare solo nel XVII° secolo, e solo dal 1800 hanno cominciato a misurare le temperature, ma sicuramente doveva fare molto più caldo di adesso, visto che tutta la parte della Groenlandia era priva di ghiacci tanto da essere colonizzata dai vichinghi. Ma a partire dalla metà del XIV secolo, è storicamente documentato un graduale calo della temperatura media globale (probabilmente particolarmente accentuata in Europa), con una sensibile espansione dei ghiacciai alpini (con un culmine nel XIX secolo) e con l’inizio di una serie di inverni molto spesso molto rigidi. Tale periodo è soprannominato Piccola era glaciale, ed ebbe una durata di circa cinque secoli fino a circa la metà dell’Ottocento, alla fine dei quali è iniziata la risalita termica che dura tutt'ora. La prima parte della "Piccola Era Glaciale è iniziata nel XV secolo ed è durata fino al XVII secolo e vide la scomparsa dei vichinghi dalla Groenlandia. Come detto sopra, ufficialmente la temperatura è stata iniziata a misurare intorno al 1800 anche se in realtà le segnalazioni meteorologiche venivano effettuate già da diversi secoli prima, ma in mancanza di misurazioni certe troviamo numerosi scritti antecedenti a tale periodo che ci danno un’idea globale dei periodi più o meno freddi che si sono avuti subito dopo il periodo caldo medievale in Europa. Storicamente abbiamo a disposizione una gran mole di dati relative a diverse zone del pianeta, e quelli più dettagliati riguardano gli Inverni degli ultimi tre secoli, e appare evidente che la serie di Inverni più rigidi in assoluto siano stati registrati nel 1400; è a questo secolo che infatti apparterrebbe l’Inverno più freddo dell’ultimo millennio, insieme al già noto inverno 1708- 1709, ovvero il freddo inverno tra il 1407 e il 1408. Si hanno testimonianze che i ghiacci polari lambirono addirittura il Nord della Scozia, e che l’inverno fu particolarmente rigido in Inghilterra, dove il Tamigi a Londra gelò per la durata record di 14 settimane consecutive. Si stima che durante le fasi più terribili di quella tremenda invernata le temperature in Pianura Padana siano scesero sotto i -30 °C che provocarono carestie e decimazione della popolazione, la gente spesso denutrita moriva congelata per strada o durante la notte nei loro giacigli. Un altro inverno che è rimasto nella storia come estremamente freddo fu il 1431-1432, in Italia il fiume Po restò gelato per più di due mesi, la Laguna di Venezia aveva una spessa coltre di ghiaccio che permetteva ai carri di transitare da Mestre fino a Venezia. Nel Nord Italia nell'inverno 1448-1449 le precipitazioni nevose erano spesse ed intense fino ad accumularsi per circa due metri. Dal 1455 continuò con una serie di inverni freddissimi e lunghi, gelavano tutti i fiumi del Nord Italia:
1454-1455 (gela il Panaro in Emilia-Romagna tanto da poterci passare i carri)
1457-1458
1458-1459
1468-1469 (inverno freddissimo in Francia, si ghiaccia il vino delle botti)
1469-1470
1474-1475
1475-1476
1476-1477
1481-1482 (inverno freddo e nevosissimo in Pianura Padana)
Dopo questa lunga serie di inverni molto freddi, giunsero quattro trimestri quasi consecutivi tra il 1489/1490 dove la Laguna Veneta era sempre gelata, così come il Po e l’Arno, e per un periodo nevicò a Venezia per 12 giorni consecutivi, e il freddo si prolungò per tutto il mese di maggio. L'anno successivo, tra il 1490/1491, vide un prolungamento del freddo invernale fino ai primi di giugno, quando riuscì a nevicare a Bologna il 1º giugno con 32 cm di accumulo, così come nevicò a Ferrara tre giorni dopo, con conseguenti gelate mattutine fuori stagione, il 1492/1493, con Firenze paralizzata per settimane dalla neve, e non ultimo, l’inverno 1493- 1494, quando il porto di Genova gelò completamente.
Ma non era ancora finita, come infatti dopo una breve parentesi di inverni miti a cavallo fra XV e XVI secolo, arrivò una nuova serie di inverni molto freddi:
1505-1506
1509-1510
1510-1511 (nevicate nel Nord Italia talmente intense che sono rimaste nella storia)
1514-1515
1522-1523
Così dopo il 1523, si assistette ad una temporanea pausa del grande freddo, probabilmente in concomitanza con la fine del minimo solare di Spörer, si ebbero infatti invernate miti accompagnate da siccità, specialmente tra il 1528 ed il 1542. Dopo una tregua di circa venti anni, ricominciò di nuovo un ciclo di inverni estremamente freddi, con il culmine nell’inverno 1564-1565, il più freddo del XVI secolo; è proprio questo il periodo in cui il celebre pittore Pieter Brueghel il Vecchio trasse ispirazione per il suo dipinto Cacciatori nella neve, che raffigura cacciatori immersi in un paesaggio fiammingo completamente innevato. Durante questo periodo il pack presente fra Groenlandia e Islanda non faceva in tempo a sciogliersi durante i periodi estivi, di conseguenza restava presente tutto l’anno come un vero e proprio prolungamento della calotta polare. Altri trimestri invernali dell’epoca da citare:
1547-1548 (freddissimo soprattutto in Italia, dove gela il Lago di Garda)
1568-1569
1570-1571 (a Torino, in gennaio, è attestato uno spessore di circa due metri di neve)
1572-1573 (gela il porto di Marsiglia)
Il freddo intenso durò fino all’ultimo decennio del Cinquecento. Il 1600 iniziò con uno degli inverni più miti in Europa del secondo millennio, ma il 1606-1607, fu uno dei più freddi, insieme al 1407-1408 e 1708-1709, il 1607-1608, sicuramente il più freddo Inverno del XVII secolo. In Italia si ebbe un lunghissimo e freddo inverno, in Veneto crollavano i tetti delle case sotto il peso della neve, a Bologna i carri non potevano circolare poiché le strade e le vie erano colossali accumuli di neve. Anche a Venezia crollarono i tetti sotto il peso della neve. La Cronaca del padovano Nicolò De Rossi è un esempio di quale fosse la portata delle nevicate di quel periodo:«In quest’anno molto calamitoso per le continue e grandissime neve che per due mesi e mezzo, che veramente mostrò un diluvio grande di neve che fu cosa inaudita il vedere una tanta quantità che per memoria di vecchi non si ricorda mai tanto naufragio che a pena si potevano vedere li huomini da una parte e l’altra delle strade, li coperti delle case non erano sicuri perché bisognavano che con forti travi fossero appuntellati, e continuamente ogni altro giorno farla gettare giù nelle strade con gran spesa…..» (manoscritto della Biblioteca Civica di Padova, seg. B, pag. 147). Successivamente gli inverni si acutizzarono maggiormente in Gran Bretagna, ormai il Tamigi gelava tutti gli inverni. Da citare i seguenti inverni del periodo:
1613-1614
1634-1635
1648-1649
1651-1652 (il Mar Baltico è gelato per gran parte dell’anno)
1655-1656 (uno dei più freddi del secolo)
1657-1658 (nevica tantissimo nel Sud dell’Inghilterra)
1662-1663
1666-1667 (gela la Senna in Francia per tre settimane)
1671-1672 (uno dei più freddi di sempre nei Paesi Bassi)
Gli inverni tra gli anni settanta e gli anni ottanta del XVII secolo furono straordinariamente nevosi nel Nord della nostra penisola, tanto che a Torino nevicò in ben 144 occasioni tra il 1675 e il 1681. Citazione a parte, in ogni caso, merita sicuramente l’inverno 1683-1684: probabilmente si tratta del trimestre invernale più freddo di tutti i tempi in Inghilterra; il Tamigi rimase completamente gelato per oltre tre mesi, tutte le attività sportive si svolsero sopra i ghiacci del fiume londinese, dove si effettuò la più grande fiera mai tenutasi, la cosiddetta “Fiera sul Ghiaccio”. Freddo intensissimo anche in Francia e Spagna, mentre l’Italia e il Mar Mediterraneo centrale erano sede di depressioni a carattere freddo; per questo motivo, nevicò in modo abbondantissimo in molti luoghi, perfino a Roma che solitamente godeva di un clima mite, consecutivamente, per più giorni; riuscì a gelare anche parte del Nord Adriatico, così come tutti i grandi laghi e fiumi svizzeri. Anche il 1684-1685 fu molto freddo, anche se leggermente meno, poi, dopo una breve pausa, tutti gli inverni dal 1691 al 1695 risultarono molto rigidi. Nel corso del XVII secolo, il Tamigi gelò completamente per ben dodici volte fra il 1608 e il 1695, tanto che sul pack ghiacciato si tennero giochi e sfilate, e furono allocate costruzioni per piccoli commerci. Ad Amsterdam i canali si trasformarono in piste di ghiaccio. Nello stesso periodo, i ghiacciai alpini raggiunsero la loro massima espansione fino ai villaggi della Savoia e del Tirolo che furono travolti dall’avanzata delle lingue glaciali, e gli abitanti di questi territori furono costretti ad andare via. Nei primi anni del Settecento per la prima volta nacquero delle stazioni meteo amatoriali dove possiamo attingere ad alcuni dati ufficiali, proprio nello stesso periodo che, secondo gli studiosi, è considerato in Europa l’Inverno in assoluto più freddo di tutta l’epoca moderna e contemporanea, quello in cui probabilmente si raggiunsero i picchi più bassi in parecchie zone del continente e quello che severamente colpì in particolar modo l’Europa Centrale, la Francia e l’Italia, il 1708-1709. A dire il vero, gran parte del gelo eccezionale si concentrò in quasi tutto il mese di gennaio, ma fu talmente intenso ed esteso da condizionare la media climatica di tutto il trimestre, che per altro non fu affatto mite; basti pensare che la media di gennaio a Berlino fu di -13,2 °C, ovvero circa 12 °C sotto la media mensile e il mese ovviamente più freddo di tutta la sua storia, almeno dal 1700 in poi. La capitale tedesca registrò un minimo di -29,4 °C quel mese, con svariate minime sotto i -25 °C e massime sotto i -20 °C. In quell'anno il gelo fu eccezionale: iniziò la notte dell’Epifania, gelarono in poche ore tutti i fiumi, laghi, pozzi, gelò il lago di Garda, unica volta nella sua storia. Secondo la cronaca di quei giorni, si parla di gelo eccezionale a Parigi, col termometro sceso fino a -23,1 °C, e tutti i grandi fiumi dell’Europa Centro-Occidentale gelarono, addirittura riuscì a gelare la foce del fiume Tago a Lisbona; gelarono tutti i grandi porti come Barcellona, Marsiglia, Genova, Venezia, addirittura il mare riuscì a gelare fino a Livorno, si seccarono tutte le piante di ulivo, tutti i vigneti e gli agrumi andarono persi. A Venezia la temperatura scese fino a -17,5 °C, in Pianura Padana una dubbia misurazione di -36 °C a Faenza lascia presumere che le temperature minime si siano spinte sotto o intorno ai -30 °C per svariati giorni; si ebbero numerose nevicate a Roma e Napoli dal 6 fino al 24 gennaio, periodo in cui l’entrata di una perturbazione atlantica fece cadere oltre un metro e mezzo di neve in Pianura Padana. Il freddo tornò più volte a febbraio e a marzo. Dopo una nuova tregua di inverni freddi, ad eccezione di un breve periodo del 1715-1716, molto freddo, dove segnò un'abbondante nevicata a Roma, arrivò un’altra invernata fra le più terribili del secolo tra il1739-1740: il freddo colpì tutto il continente a varie ondate; si racconta, che gli uccelli cadevano stecchiti per terra mentre erano in volo; freddo fortissimo in Belgio e di nuovo in Inghilterra, con le ormai consuete fiere sul Ghiaccio sul Tamigi a Londra, che fece segnare una temperatura record di -22,0 °C. Berlino registrò un bimestre gennaio- Febbraio con una temperatura media di -7,9 °C, fra le più bassempre. Successivamente, nell gennaio 1744, che in Sicilia fu uno dei mesi più nevosi degli ultimi secoli dove a Palermo cadde circa mezzo metro di neve (una misura mai più nemmeno avvicinata), e un altro periodo freddissimo di tre inverni consecutivi nell’area mediterranea tra il 1752- 1753, 1753-1754, 1754-1755, di cui va segnalato il gennaio il 1755, che registrarono diversi record secolari sull’Europa orientale . Un altro inverno freddo fu il 1766-1767, in particolar modo nel mese di gennaio; da quest’invernata in poi, ricomincia un nuovo periodo di frequente freddo intenso invernale, che rimarrà costante fino alla fine della Piccola Era Glaciale; dopo una relativa pausa ad inizio Settecento, si segnala infatti una nuova avanzata dei ghiacciai alpini verso quote più basse di quelle consuete. Vanno citati i seguenti inverni:
1775-1776 (nuovamente gelido in Inghilterra)
1783-1784 (gelarono tutti i grandi fiumi inglesi)
1784-1785 (il freddo in Europa iniziò dai primi di ottobre e si protrasse fino a metà aprile, si trattò quindi di una delle invernate più lunghe di sempre)
Di quel periodo particolarmente freddo, verrà anche ricordato in particolare il mese di marzo, probabilmente il più freddo più intenso dei tempi moderni, del 1785 a Berlino fu di -4,4 °C, fu molto più freddo dei precedenti tre mesi invernali e addirittura è a questo mese che appartiene il record di freddo assoluto annuale di Praga, con -27,6 °C. Pochi anni più tardi, sopraggiunse il mese di dicembre, insieme a quello del 1879, più freddo dell’ultimo millennio, il dicembre 1788; a Londra la temperatura crollò fino a -21 °C già a fine novembre, anche a Parigi si misurò lo stesso valore; in Italia il gelo e la neve arrivarono a raggiungere i massimi effetti alla fine di dicembre, ove nevicò a Roma per 4 giorni, e a Napoli, fra il 28 e il 30 del mese, si ebbe un’abbondantissima nevicata (circa 40 cm al porto). Altro mese da citare sul finire del XVIII secolo, il gennaio 1795, che fu freddissimo in Italia e nuovamente in Inghilterra (con conseguente ennesima gelata del Tamigi, iniziata circa nel Natale 1794 e protrattasi fino al mese di marzo; forse è stata la gelata più duratura della storia del fiume londinese). Freddissimo fu, in Europa Centro-Orientale, anche il 1798-1799 (media di gennaio a Praga di -12,2 °C). Finalmente siamo verso la fine della Piccola Era Glaciale, ma molte le invernate da elencare per quanto riguarda questo secolo; inoltre, avendo a disposizione dati migliori per quantità e affidabilità, si può tracciare un resoconto più dettagliato degli episodi più rilevanti del periodo.
1808-1809 (gelo intenso e forti nevicate al Nord Italia a cavallo tra i due anni)
1811-1812 (gelo completo del Po durante il mese di gennaio)
1812-1813 (freddissimo dicembre in Europa)
1813-1814 (febbraio fra i più freddi della storia in Italia, a gennaio il Tamigi parzialmente gelò; da allora, il Tamigi non è più gelato)
1822-1823 (il mese di gennaio è tremendo in mezza Europa, il secondo mese più freddo in assoluto a Berlino con una media di -11,6 °C)
1828-1829 (gran gelo tra febbraio e marzo al Sud Italia)
Il 1829-1830 è l’inverno più freddo per quanto riguarda questo secolo (sulle Alpi addirittura freddo quanto il 1708/1709) ed è celebre per la neve, caduta copiosissima in Pianura Padana, specialmente a Bologna, dove si accumularono complessivamente oltre due metri di manto bianco (ci sono disegni dell’epoca con la città praticamente sepolta). Nell'ultimo periodo sono da citare i seguenti anni:
1837-1838 (gennaio estremamente freddo in Germania, -10,0 °C a Berlino la media mensile)
1840-1841 (severa ondata di gelo in febbraio nell’Europa Occidentale)
1844-1845 (in questo inverno, fu gelidissimo marzo in Europa, uno dei più freddi della storia. A Modena, inoltre, caddero 209 cm di neve nel solo mese di dicembre)
1847-1848 (di nuovo gennaio freddo in Europa)
1849-1850 (neve abbondante a Roma e Napoli)
Particolarmente gelido inoltre il 1857-1858, il trimestre in cui Bologna segnò ben 88 temperature minime consecutive sotto lo zero, e che appunto risultò freddo praticamente senza sosta, in Italia è stato come media termica uno dei più freddi di sempre. Da annotare poi il gennaio 1864, che risulterà in Italia portatore di un freddo non comune, addirittura fra i 5 più intensi e duraturi, a livello mensile, dal 1800 ad oggi. Un’altra citazione va al 1879-1880, e principalmente al mese di dicembre 1879, che è forse stato quello più gelido di tutta la serie europea, addirittura, in zone come la Francia, il mese più freddo in assoluto, e forse anche più rigido del gennaio 1709; Parigi ha il suo record di -25,6 °C, stabilito nei primi giorni di dicembre (la media della capitale francese fu di -7,9 °C quel mese, praticamente 13 °C sotto media), le temperature scesero fino a -28 °C/-30 °C nei sobborghi della città; il freddo fu estremo, comunque, in quasi tutta l’Europa: Roma, in particolare, ebbe una media mensile di +4,3 °C per quel mese, ovvero oltre 5 °C sotto media, mentre Milano sperimentò circa 6 °C di anomalia negativa. Freddo in Europa anche il gennaio 1881, poi, dopo una breve pausa, l’ultimo decennio dell’Ottocento presentò una serie di inverni freddissimi da zona a zona, come il 1890-1891, che in particolar modo in Italia fu nevosissimo. Per quanto riguarda il Nord Italia, inoltre, vanno citate le ingenti nevicate in Piemonte del febbraio 1875, gennaio 1876, dell’inverno 1882-1883 e del febbraio 1888. Solo due anni dopo, si annovera come estremo il gennaio 1893, il quale è stato uno dei mesi più freddi del secolo non solo in Europa, ma in tutto l’emisfero Nord, sono centinaia infatti i record assoluti battuti in questo mese in diverse aree del pianeta; è il mese in cui Berlino conserva il suo record di freddo assoluto annuale, di -31,9 °C. Il gelo fu forte anche in Italia. L’ultimo evento significativo del secolo riguarda il febbraio 1895 che, oltre ad esser stato come al solito gelido su Europa Centrale e Orientale (fra i febbraio più freddi del XIX secolo), vanta di nuovo nevicate eccezionali al Sud Italia, in Sicilia, Roma e Napoli.

La prima parte della "Piccola Era Glaciale è iniziata nel XV secolo ed è durata fino al XVII secolo e vide la scomparsa dei vichinghi dalla Groenlandia


Secondo gli scienziati, le possibili cause della Piccola Era Glaciale vanno identificate in alcune possibili cause come ad esempio una possibile diminuzione dell’attività solare o un aumento dell’attività vulcanica con relative emissioni che schermano i raggi solari e variazioni nella circolazione termoalina. Tuttavia, mancano degli elementi certi e assoluti, vi sono altre ipotesi che tentano di spiegarne le cause. La più accreditata dato il lungo periodo che ha caratterizzato la Piccola Glaciazione che ha flagellato l'Europa per buona parte del medioevo, potrebbe essere stata un alterazione della circolazione termoalina, che avrebbe influenzato sia la Corrente del Golfo che contribuisce infatti al clima temperato dell’emisfero settentrionale, che altre correnti oceaniche. La circolazione potrebbe essere stata rallentata dall’immissione di un grande quantitativo di acqua fredda nell’Atlantico settentrionale a causa dello scioglimento dei ghiacci provocato dal rialzo termico verificatosi nel precedente periodo noto come OPTIMUM CLIMATICO MEDIEVALE con un conseguente temporaneo rallentamento della Corrente del Golfo.

Posted by Jason Lemon