Immaginate che in un paese del
mondo (terzo mondo? Medioevo? Preistoria?), uno sciamano, un alchimista
inventi un intruglio, per giunta pericoloso, lo presenti al Ministero
della Sanità del suo paese, dove il suo Ministro della Sanità, che stà
lì senza capire niente di medicina e non ha nemmeno una laurea,
autorizza e da il via alla sperimentazione dell’intruglio, aggravando di
spese al suo popolo già in crisi, facendo pagare fior di milioni ai
singoli cittadini per una cosa inutile e dannosa, tutto questo contro il
parere di tutte le autorità mediche del mondo e sotto gli occhi
sbigottiti e scandalizzati degli stessi medici e di tutti i politici del
pianeta. Ecco, questo non è immaginazione e non è nemmeno un fatto
accaduto in un chissà quale sperduto e arretrato staterello del terzo
mondo, e nemmeno qualcosa accaduto nel medioevo o nella preistoria ma è
quello che è successo e sta succedendo in Italia!!
Il metodo Stamina è il più
discusso “trattamento medico” del momento, se di “trattamento medico” si
può parlare. Inventato da Davide Vannoni e proposto dalla Stamina
Foundation, un'organizzazione presieduta da lui stesso rivolta
esclusivamente verso la cura di malattie neurodegenerative. Il presunto
metodo si baserebbe sulla conversione di cellule staminali mesenchimali
in neuroni, viene tenuto segreto perché privo di una validità
scientifica, quindi non testato ufficialmente negli ambienti
scientifico-sanitari. L’efficacia terapeutica quindi molto dubbia.
Nel maggio del 2013, dietro una forte pressione da parte della “piazza”
e con l’appoggio di alcuni autorevoli mezzi mediatici, il Parlamento
Italiano decide di avviare una sperimentazione, nonostante numerosi
autorevoli personaggi dell’ambiente medico, come ad esempio il famoso
oncologo Umberto Veronesi, mettano in guardia i politici che si tratta
di qualcosa senza fondamenti scientifici.
Cosa dice il metodo:
Il metodo proposto da Stamina Foundation prevede i trattamento di
cellule staminali mesenchimali, cioè cellule specializzate alla
generazione di tessuti ossei e adiposi, per convertirli in neuroni, dopo
una breve esposizione ad acido retinoico diluito in etanolo, e
conservate in alcool miristilico. La terapia prevede il prelievo di
cellule dal midollo osseo dei pazienti, la loro incubazione in vitro per
2 ore in una soluzione 18 micromolare di acido retinoico, e infine la
loro iniezione negli stessi pazienti.
Vannoni è sempre stato restio di rivelare i dettagli del suo metodo,
anche se nel 2012 presentò una domanda di brevetto all'Ufficio Brevetti
degli Stati Uniti, che però respinsero la domanda con la motivazione che
la domanda aveva dettagli insufficienti riguardo alla metodologia, al
fatto provato che non è possibile che la differenziazione cellulare
avvenga durante un periodo di incubazione così breve. Vannoni inoltre
sostiene che il suo metodo, è utile per curare molteplici malattie molto
diverse tra di loro per cause, sintomi e decorso. In particolare per la
cura di malattie neurodegenerative.
Efficacia molto dubbia: Quindi Davide
Vannoni non ha mai prodotto prove scientifiche a dimostrare l'efficacia
del suo trattamento. Ma a propagandare di presunti benefici derivanti
dal “metodo stamina” sono alcuni genitori di bambini malati, il
direttore sanitario degli spedali Civili di Brescia e un altro medico
che ha in cura alcuni, Marcello Villanova, membro della Associazione per
lo Studio delle Atrofie Muscolari Spinali Infantili, presentato dal
Movimento Pro Stamina Italia come uno tra i massimi esperti italiani di
SMA1. Tali presunti benefici sono stati messi in rilievo da una
moltitudine di video, quasi sempre registrati in casa dagli stessi
parenti dei malati e trasmessi nei servizi televisivi de Le Iene, che a
detta dei genitori sembrino mostrare dei miglioramenti nei movimenti e
nel tono muscolare dei pazienti trattati con il “metodo stamina”
Alle indagini della procura di Torino però, questi video autoriprodotti
non sono di validità scientifica e non dimostrano niente, sono
probabilmente frutto della suggestione o esagerazioni.
A smentire Le Iene e le supposizioni dei pazienti trattati,
l’analisi/ispezione delle cartelle cliniche da parte dell’AIFA, nel 2013
presso gli Spedali Civili di Brescia, analisi delle cartelle cliniche di
36 pazienti, dalle quali non risultava alcun miglioramento nei pazienti,
salvo che in tre casi e solo in base a valutazioni soggettive.
Come risposta alle accuse di non aver esposto valide prove sulle cellule
prodotte dicembre 2013, Vannoni pubblica sulla sua pagina facebook una
presentazione con alcuni studi su delle cellule utilizzate; gli studi
riguardano la vitalità cellulare, l'analisi citofluorometrica dei
marcatori immunofenotipici delle staminali mesenchimali, l'attività
telomerasica (indice di possibile trasformazione maligna), e test di
sterilità. I test sembrano mostrare dati positivi, ma al resocondo dei
fatti presentano dati parziali (ad esempio mostrano la presenza di
staminali, ma non la loro differenziazione in senso neuronale), non
contestualizzati, risultati sempre diversi tra loro e su campioni non
significativi spesso basati su cellule di un solo paziente, e ovviamente
risultano tutti realizzati dalla stessa Stamina Foundation.
Chi è Davide Vannoni:
Davide Vannoni, laurea in Scienze della comunicazione ed autore di testi
di comunicazione persuasiva e pubblicità, è docente presso l'Università
degli Studi "Niccolò Cusano, quindi nessuna laurea in Medicina.
Torinese, nato a Torino nel luglio del 1970 da madre casalinga e padre
artigiano.
Davide Vannoni racconta di avere avviato il progetto sulla base di una
sua esperienza personale: curato nel 2005 a Charkiv, in Ucraina, per una
paralisi facciale con un trapianto di staminali, decide di riproporre il
trattamento anche in Italia attraverso la società Re-Gene Srl, gestita,
tra l’altro, anche dai due biologi ucraini[35] che lo avevano tenuto in
cura (Vjačeslav Klimenko e Olena Ščegelska, in primo momento si
stabiliscono a Torino, in un reparto messo a disposizione della propria
azienda di ricerche di mercato e, successivamente, dopo l'entrata in
vigore della disciplina europea del 2007 sulle terapie con staminali, si
trasferiscono a San Marino. Il trattamento viene pubblicizzato con una
massiccia operazione di marketing, parlando di migliaia di casi trattati
con un recupero del danno dal 70 al 100%, per una gamma di una ventina
di malattie trattate e dalla diffusione di alcuni video che mostravano
in particolare un ballerino russo affetto da parkinson che si alzava
dalla carrozzella e tornava a ballare; di una giovane paralizzata dalla
SLA che riprendeva a camminare; Di un giovane che guariva da una grave
forma di psoriasi alle mani.
Nel maggio del 2009, in seguito ad una pubblicazione sul Corriere della
Sera[37] e ad un esposto da parte di un dipendente della società
Cognition, dove Vannoni era amministratore, viene avviata un'inchiesta
dal magistrato Raffaele Guariniello, che intende far luce sulla
posizione di Vannoni, in quanto propone senza alcuna autorizzazione il
trattamento di cellule staminali al di fuori dei protocolli sperimentali
previsti dalla legge da parte della Re-Gene, che così viene chiusa.
Verso la fine del 2009 sul giornale “La Stampa” appaiono alcuni articoli
giornalistici sulle attività svolte da Vannoni, che compare in un
intreccio di società e la sua fondazione Stamina. La stampa scrive di
Vannoni su come prometta la cura di una moltitudine malattie
neurodegenerative per cifre che variano dai 20.000 ai 50.000 euro,
utilizzando processi dubbi, fuori da ogni controllo medico e talvolta
con danni alla salute. L'inchiesta di Guariniello si estende anche San
Marino, dal momento che le cure venivano praticate anche in un centro
estetico sammarinese privo, quindi non un centro medico autorizzato.
Nell’agosto 2012, la Procura dispone il rinvio a giudizio di Davide
Vannoni, altri 11 indagati tra cui alcuni medici, per ipotesi di reato
di somministrazione di farmaci dubbi e pericolosi per la salute
pubblica, truffa e associazione per delinquere.
Dal 2011 a mezzo del dottor Marino Andolina, divenuto nel frattempo
collaboratore di Vannoni, il "metodo Stamina" veniva praticato come cura
nell'Ospedale di Brescia; fino al 2013, quando in seguito a un'ispezione
dei NAS e dell'AIFA la pratica viene interrotta, per il rilevamento del
mancato rispetto dei requisiti di igiene e sicurezza, oltre all’assenza
della documentazione prescritta dalla legge. Dalle analisi dei NAS e
dell’AIFA si rilevò che i preparati cellulari non contenevano quantità
rilevanti di cellule staminali mesenchimali, non erano affatto in grado
di differenziarsi in neuroni e la cosa più grave è che contenevano una
quantità notevole di inquinanti pericolosi. Durante le ispezioni
inoltre, si viene a conoscenza che il primo paziente sottoposto al
trattamento non lo è stato ufficialmente ed era membro delle istituzioni
della Regione Lombardia. A questo punto, nello stesso tempo che sono in
corso le indagini dopo il fermo dei trattamenti, la fondazione Stamina
trova un finanziatore in Gianfranco Merizzi, imprenditore farmaceutico,
proprietario del gruppo Medestea, che pagò ben 440.302 euro per la
partecipazione nella società Biogenesis Tech; con la società "gemella"
Biogenesis Tech, una cell factory (sede di approvigionamento, controllo,
produzione, conservazione e distribuzione di cellule a scopo clinico),
entrambe avente sede a Lugano, essa gode dell’esclusiva dei diritti
mondiali per l'utilizzo del metodo. Davide Vannoni non compare
ufficialmente come titolare delle due società Biogenesis, guidate da
personaggi ticinesi e piemontesi, ma intestò ad una di esse l'acquisto
della propria Porsche 911.
Nel 2011 dietro una richiesta di collaborazione da parte della
Fondazione Stamina, il Cardiocentro Ticino di Lugano, respinge il
trattamento, motivando con: «opacità del protocollo di ricerca,
inconsistenza scientifica, assenza di pubblicazioni e dubbia reputazione
dei ricercatori coinvolti», la richiesta aveva l’unico scopo, quello di
poter affittare la camera per la produzione delle staminali in dotazione
della struttura.
Nel 2013 il metodo Stamina finisce sotto i riflettori dei media, dopo un
servizio del programma televisivo Le Iene, che molto imprudentemente ne
mostrano l'utilizzo su alcuni piccoli pazienti affetti da diverse
malattie neuro-degenerative, tra le quali anche la SMA di tipo I.. Il
servizio sembra propenso alla positività del trattamento creando non
poche illusioni, (ma anche molte perplessità perplessità) tra gli
ascoltatori.
Al caso mediatico fecero seguito molte sollevazioni, tra le quali
l'Accademia dei Lincei], la rivista Nature e l'Agenzia europea per i
medicinali. Nel maggio 2013, alcuni scienziati scienziati pubblicano su
The EMBO Journal una analisi chiara e diretta sull’inconsistenza del
metodo, evidenziando il fatto della completa assenza di valide prove
scientifiche. Nel marzo dello stesso anno anche l'associazione Famiglie
SMA, che riunisce i familiari dei pazienti affetti da SMA, questa volta
interviene in modo molto critico verso il metodo Stamina e verso i
servizi televisivi de Le Iene.
Un altro intervento molto duro contro il metodo stamina, ma anche contro
la “deficienza” (è il caso di dirlo) delle autorità mediche e politiche
italiane, arriva dal premio Nobel giapponese Shinya Yamanaka, medico
presidente della Società Internazionale per la Ricerca sulle Cellule
Staminali (ISSCR), che pubblica un comunicato in cui esprime viva
preoccupazione per l'autorizzazione da parte delle autorità italiane di
un metodo del quale non si conosce la sicurezza e privo di qualunque
efficacia.
Il 2 luglio 2013 la rivista Nature in una nuova pubblicazione, definisce
la presunta terapia come promossa da «uno psicologo trasformatosi in
imprenditore medico», «basata su dati fallaci» e «plagio di un altro
studio già sviluppato e soprattutto tecnica inefficace»: inoltre Nature
si accorge che due delle immagini depositate nel brevetto della terapia
nel 2010 erano in realtà le stesse di quelle di un articolo del 2003 e
uno del 2006 di un team di ricercatori russi e ucraini, coordinati dalla
biologa molecolare Elena Schegelskaya, della Kharkov National Medical
University. Anche il team della Schegelskaya utilizzava cellule del
midollo osseo capaci di differenziarsi in cellule nervose, ma la loro
soluzione di acido retinoico raggiungeva solo un decimo della
concentrazione del metodo di Vannoni, e a differenza del metodo stamina,
prevedeva l'incubazione delle cellule per un tempo ben più lungo: Nature
quindi fece notare come la stessa immagine era stata utilizzata per
rappresentare due diverse modalità di sperimentazione. Alle accuse
Vannoni replicò all’articolo di Nature del 2 luglio 2013 "il solito
articolo politico" e che "non scopre nessun segreto"; infatti ha sempre
ribadito di aver "sempre lavorato e condiviso materiale con i russi e
con gli ucraini" e ha definito l'"articolo e i commenti di cattivo
gusto. D’altro canto la ricercatrice ucraina, ex socia dello stesso
Vannoni, la quale aveva prodotto le foto ha tuttavia negato di conoscere
il suo ex socio, e di non essere a conoscenza del loro utilizzo da parte
di Vannoni, ne averlo mai autorizzato. Una delle foto infatti è stata
pubblicata dalla ricercatrice ucraina Shchegelskaya e dai suoi colleghi
nel 2003, prima del viaggio di Vannoni in Ucraina, mentre l'altra è
stata pubblicata nel 2006, prima dell'iniziale collaborazione
dell'autrice con la fondazione Stamina.
Molti dubbi di conflitto di interessi sorgono spontanei in ragione
dell'accordo stipulato tra Vannoni e la multinazionale Medestea,
interessata all’affare delle staminali, che è stata accusata di
praticare l'uso delle staminali sorvolando le testazioni mediche
ufficiali così da poter diffondere più facilmente eventuali nuovi
prodotti.
Lo scandaloso parere positivo per
il via alle sperimentazioni dal parte dello Stato italiano:
Il 15 maggio 2013 la Commissione affari sociali della Camera dei
deputati approva il progetto della sperimentazione clinica del metodo
stamina; il 23 maggio il Parlamento ratifica la sperimentabilità del
metodo, stanziando 3 milioni di Euro per il 2013 e il 2014. Il 21 giugno
2013 Vannoni doveva consegnare la documentazione scientifica sul suo
metodo all'Istituto Superiore di Sanità, all'Agenzia Italiana del
Farmaco e al centro nazionale trapianti per permettere di elaborare il
protocollo dei test, ma per ben due volte ne chiede il rinvio. Nel
giugno 2013 Beatrice Lorenzin, ministro della salute nomina il comitato
che dovrà dare atto della sperimentazione nel servizio pubblico e che
dovrà seguire le fasi della ricerca nell’arco di circa 18 mesi. La
presidenza viene data in affidamento al capo dell'Istituto Superiore di
Sanità, tra i cui membri ci sono i direttori dell'AIFA, del Centro
nazionale trapianti, la federazione delle associazioni delle persone
colpite da malattie rare. Ma succede che il giorno prima della
pubblicazione del decreto ministeriale, Vannoni chiede per ben la terza
volta di rimandare la deposizione della documentazione per la
sperimentazione, la cui data di avvio fu fissata per il 1º luglio 2013.
L'11 luglio interviene nuovamente la rivista scientifica Nature che
attraverso la pubblicazione di un editoriale, invita il governo italiano
a non portare avanti la sperimentazione e a diffidare da essa, in quanto
questa non ha alcun fondamento scientifico. Camillo Ricordi, affermato
chirurgo esperto in trapianti, con l'organizzazione The Cure Alliance,
non si pronuncia né a favore e né contro il protocollo Stamina, ma si
dichiara propenso di una verifica scientifica che sia nell'interesse di
tutte le parti in causa per mettere finalmente chiarezza.
Tra il luglio e agosto del 2013 la Regione Abruzzo, e la Regione
Siciliana, individuano due proprie strutture sanitarie ciascuna, in cui
è autorizzato l'avvio del trattamento, in attesa del consenso da parte
del Ministero della Salute. Il 1º agosto viene finalmente consegnato
presso l'Istituto Superiore di Sanità il protocollo del metodo Stamina
per dar via alla sperimentazione.
Il 5 agosto del 2013 circa venti esperti ricercatori, tra cui il noto
patologo Luigi Frati, firmano una lettera indirizzata al ministro
Lorenzin con la richiesta affinchè il protocollo venga reso pubblico,
come garanzia che esso non sia coperto da brevetti altrui e per
verificare che il protocollo consegnato coincida con il metodo Stamina
già noto, poiché la sperimentazione è "promossa per legge e finanziata
dallo Stato" e né la legge n. 57/2013 né il decreto ministeriale
attuativo (DM 18 giugno 2013) prevedono la secretazione del protocollo.
Il 12 agosto il ministro risponde negativamente ma che dovrà essere
usato solo in esclusiva nell'ambito della sperimentazione promossa dal
Ministero della Salute.
Il "caso SMA1"
I protocolli consegnati sono per la sperimentazione della sindrome di
Kennedy, la paralisi cerebrale infantile e la sclerosi laterale
amiotrofica; tra queste ne sarà scelta una o due per l'effettiva
sperimentazione.
La scelta delle patologie da trattare ha escluso proprio la SMA 1
suscitando sconcerto tra i rappresentanti dell'associazione Famiglie SMA.
La SMA 1 che sono stati tra i principali protagonisti delle proteste in
piazza; esclusa su richiesta dello stesso Davide Vannoni, è la patologia
più impegnata finora con il Metodo Stamina e protagonista anche del
clamore mediatico sollevato dal programma delle Iene. Proprio per la SMA
gli ideatori del metodo Stamina hanno dichiarato una sicura efficacia,
tanto che anche la Fondazione Stamina ha sostenuto che la SMA 1 è
l’unica malattia su cui sono disponibili dati scientifici accertati.
In risposta alle richieste di chiarimenti delle famiglie SMA è
intervenuto il pediatra Marino Andolina, vice presidente della
Fondazione Stamina, il quale ha dichiarato che "la scelta delle
patologie da sottoporre a sperimentazione non dipende da quanto pensiamo
sia utile il trattamento con staminali in una o più malattie, ma dalla
possibilità che dopo un anno arrivino risultati documentabili". Davide
Vannoni ha inoltre aggiunto che la SMA1 non è stata inclusa perché
troppo complessa per l’attestazione dei miglioramenti, poiché presenta
troppe variabili.
Interventi giudiziari sulla
sperimentazione
Finalmente l'11 settembre 2013 il comitato scientifico istituito dal
Ministero ha steso un rapporto consultivo secondo cui il metodo stamina
non avrebbe nessuna consistenza scientifica, per cui le basi che
giustifichino la sperimentazione già autorizzata dal Parlamento sono
inesistenti; il trattamento oltre ad essere completamente inutile e
infondato, esporrebbe al rischio di trasmissione di malattie quali
l'AIDS e il morbo della mucca pazza; la notizia è stata riportata anche
dalla stampa scientifica internazionale che ha seguito l’anomalo caso
italiano di più che nel nostro paese.
Il 10 ottobre 2013 la sperimentazione viene quindi definitivamente
fermata.
In seguito a ciò Davide Vannoni fa ricorso al TAR del Lazio, motivando
con una mancanza di imparzialità da parte della Commissione del
Ministero della Salute che aveva bocciato il metodo. In data 4 dicembre
2013 stranamente il TAR sospende il decreto di nomina della Commissione,
richiedendo la formazione di un nuovo comitato scientifico, annunciato
poi il 28 dicembre.
Nel gennaio 2014 i medici degli Spedali Civili di Brescia si rifiutano
di somministrare ulteriormente il trattamento Stamina, dovendo però
procedere d’obbligo in alcuni casi per ordinanza del tribunale. Nello
stesso periodo l'Unione Medici Italiani dirama un comunicato ai propri
iscritti di «astenersi dal praticare ulteriori trattamenti con il metodo
Stamina proposti dalla direzione aziendale e sanitaria e dai propri
diretti superiori gerarchici ancorché giustificate dagli accordi tra
l’azienda e Stamina o dalle ordinanze della magistratura». Con parere
leggermente diverso interviene anche l'Ordine dei medici sottolineando
il fatto che il medico deve agire liberamente in scienza e coscienza e
che neanche il legislatore può entrare nel merito di una decisione sulla
propria materia, e pertanto neanche la magistratura può imporre ad un
medico quale trattamento eseguire o no. A seguito dell'audizione in
merito alla vicenda Stamina del comandante dei NAS presso la Commissione
sanità del senato, dalla quale è risultato che i biologi della Stamina
Foundation non erano nemmeno iscritti all'Ordine dei biologi.
Per cercare di mettere fine alla vicenda, all’inizio del marzo 2014
viene costituita una nuova commissione internazionale per la
sperimentazione, composta da sette esperti: presieduta da Michele
Baccarani, direttore del Centro per lo Studio delle Cellule Staminali e
del Dipartimento di Ematologia e Scienze Oncologiche del Policlinico
Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, affiancato da Mario Boccadoro,
dell'Università degli Studi di Torino, Giuseppe Leone, dell'Università
Cattolica, Ana Cumano dell'Istituto Pasteur di Parigi, Curt R. Freed,
dell'Università del Colorado, Moustapha Kassem, della Mayo Clinic e
dell'Odense Universitets Hospital di Odense e Sally Temple del Neural
Stem Cell Institute di Rensselaer.