Sensazionale
scoperta della sonda europea Rosetta; i risultati dalle analisi
spettroscopiche dei gas della chioma della cometa
67P/Churyumov-Gerasimenko hanno rivelato la presenza di ossigeno
molecolare, mai scoperto prima nelle comete e che si credeva non potesse
esistere così facilmente. La 67P contiene una percentuale di ossigeno
molecolare superiore a quella che si osserva normalmente nelle nubi
dense di gas interstellare, e quindi si presuppone che la nube da cui si
è formato il nostro sistema solare fosse molto più calda e più
precisamente intorno intorno ai 20-30 kelvin rispetto a una normale
media di 10 k ... Continua a leggere >
Domenica, 18 novembre 2012
Esiste il libero arbitrio?
Sembra proprio di no, e un burattinaio dentro di noi decide per le
nostre azioni. Narra una leggenda calabrese che un re invasore, giunto a
Reggio Calabria e vedendo la Sicilia all’orizzonte, si domandasse come
raggiungerla. In quel mentre gli apparve una donna di rara bellezza, che
con un sortilegio rese l’isola raggiungibile in poche bracciate. Questo
indusse il re a tuffarsi in mare, ma il miraggio si dissolse e il re
annegò. Fata Morgana, rappresentata dalla bellissima donna, è infatti
un’illusione ottica che in alcuni periodi dell’anno fa apparire più
vicina la Sicilia alla costa calabrese.
BEFFE E SPERANZE:
Illusione; il vocabolo italiano, discende dal latino in+ludere, che
significa giocare, scherzare, schernire, farsi beffe. E il verbo, nella
sua forma riflessiva, illudersi, significa coltivare speranze vane,
opinioni erronee riguardo a qualcosa. Insomma, farsi delle illusioni. Il
cervello umano in questo ambito sembra essere incapace di sfuggire alle
illusioni (vedi riquadro). E ci illude sull’aspetto corporeo, sulle
capacità razionali, sulle abilità empatiche, sulla forza di volontà e
forse persino sulla realtà che ci circonda.
CHI CI COMANDA? Secondo
alcuni neuro scienziati, detti “deterministi”, persino la sensazione di
decidere (quello che viene chiamato “libero arbitrio”) sarebbe
un’illusione. Sono convinti che l’agire umano sia predeterminato.
L’inizio di questa discussione risale al 1965, quando Beniamin Libet,
premio Nobel e fisiologo dell’University of California a San Francisco,
seppure con strumenti scientifici imprecisi, dimostrò che l’area
cerebrale che pianifica i movimenti corporei entra in azione tre decimi
di secondo prima dell’intenzione cosciente, cioè prima che l’individuo
decida coscientemente di voler muovere un dito. John Dylan Haynes,
ricercatore del Max Planck Institut di Lipsia, in Germania, che ha
ripetuto gli studi di Beniamin Libet con strumenti di diagnostica per
immagini più precisi (risonanza magnetica funzionale), ha riassunto i
risultati degli studi con una frase:”L’impressione di essere liberi, di
poter scegliere fra varie possibilità, è fondamentale per la nostra vita
mentale, ma la ricerca suggerisce che quest’esperienza soggettiva di
libertà sia null’altro che un’illusione e che le nostre azioni siano
dettate da processi mentali inconsci che precedono di molto la scelta
cosciente”. Insomma, al timone delle nostre decisioni non ci sarebbe la
coscienza, e neppure la razionalità-
PILOTATI. Il burattinaio valuterebbe
i dati presenti (abitudini, istinti, interessi, ambiente, genetica ecc.)
e agirebbe in base a parametri suoi, in gran parte ancora ignoti. Haynes
ha dimostrato che dall’attività della corteccia prefrontale che progetta
i movimenti i ricercatori riescono a prevedere nel 60% dei casi quale
fra due pulsanti sarebbe stato premuto. La decisione, insomma, era già
stata presa. Ma allora come si smette di fumare, o ci si mette a dieta,
o si inizia il jogging?
DECISIONI. La tesi di Libet e Haynes
infatti non convince tutti. A ottobre dell’anno scorso i ricercatori del
centro di scienze cognitive dell’Università di Brema hanno per esempio
dimostrato che la coscienza non è un fenomeno “tutto o niente”, ma un
assommarsi di fattori, rilevabili da indizi quali la dilatazione della
pupilla, o microscopici movimenti della mano, e che il processo
decisionale, iniziato da dati inconsci, diventa a poco a poco conscio, e
a questo punto l’azione può essere interrotta prima di essere attuata. E
infatti Haynes prevede le azioni nel 60% dei casi, non nel 100%. Non risparmiano nessuno
invece le illusioni sull’aspetto fisico, a dimostrazione di quanto sia
distorta l’immagine che ne abbiamo. Chi si vede più giovane, chi più
magro, chi meno muscoloso, chi più brutto di com’è. In alcuni casi si
sconfina addirittura nella patologia. I pazienti con disturbi
alimentari, come anoressia e bulimia, si vedono più grassi, mentre
solitamente le donne sane, pur definendosi sempre grasse, si credono più
magre del reale. In palestra invece, fra i body builder, imperversa
quella che i ricercatori chiamano anoressia al contrario: perso il
contatto con la loro massa muscolare, continuano a vedersi, tutto
sommato, ancora esili.
ESTETICA. Trionfo dell’illusione
anche dal chirurgo plastico: uno studio pubblicato ad agosto dell’anno
scorso sulla rivista scientifica Plastic and reconstructive surgery,
condotto da Valerie Picavet e altri ricercatori del policlinico belga di
Lovanio su una serie di 266 pazienti in attesa di rinoplastica, ha
dimostrato che uno su tre soffriva di disordine dismorfico del corpo:
ingigantiva i propri difetti fisici, e uno su 5 era al secondo
intervento. Un effetto “abitudine” che spiega anche alcune labbra,
inizialmente forse un po’ asciutte, che al terzo appuntamento con il
medico estetico diventano “labbra canotto”. Ma le illusioni invadono
anche l’area delle capacità mentali. Ci illudiamo di fare scelte
razionali, a torto. Fattori esterni e fattori interni, come la
lateralità (essere cioè destri o mancini), influenzano il nostro modo di
pensare, di sentire, di comunicare, di prendere decisioni, di definire
il bello.
LATERALITÀ. Daniel Casasanto,
scienziato cognitivo del Max Planck Institute fir Psycholinguistics di
Nijmegen in Olanda, ha analizzato l’”influenza della lateralità” nelle
scelte, dimostrando che si tende a preferire ciò che si incontra sul
lato corrispondente alla propria mano dominante. Se si mostrano due
prodotti da acquistare, o due persone da assumere, e persino due alieni
di cui bisogna valutare l’attendibilità, i destrimani scelgono
regolarmente il prodotto, la persona o l’alieno visti sul lato destro
della pagina, mentre i mancini preferiscono quello a sinistra. “In altre
parole l’esperienza motoria causa la forma del pensiero astratto e se
cambia il corpo, cambia anche la mente” dice Casasanto. E questo,
secondo il ricercatore, avrebbe ripercussioni concrete:”Il 90% della
popolazione è destrimane” continua Casasanto. “Chi vuole attirare
clienti, vendere prodotti, ottenere voti, deve occupare il lato destro
della pagina, dello schermo, della scheda elettorale”.
Se il corpo influenza le
idee, viceversa le emozioni influenzano il corpo. Siamo certi di
percepire le nostre condizioni di salute in modo obiettivo. Di sentirci
bene o male in base a precisi messaggi fisici. Non è così. Felicità,
ottimismo, allegria, autostima sono correlate a sensazioni di benessere
fisico, mentre infelicità, ansia, solitudine, rimorso sono causa di
molti malanni presenti nella sala d’aspetto del medico.
PERCEZIONE. Non è una novità che le
percezioni diano forma alla realtà. Alla fine del 19° secolo William
James, padre della moderna psicologia, aveva osservato che “mentre parte
di ciò che percepiamo ci arriva dagli oggetti che ci circondano
attraverso i sensi, un’altra parte (e potrebbe essere la più importante)
arriva dalla nostra testa”. Aveva ragione, dalla testa
arriva proprio la parte più importante. La percezione è fatta molto più
di costrutti, convinzioni, interazioni fra ambiente e memoria che non di
imput sensoriali. In pratica la percezione è un iceberg in cui la parte
visibile, fatta di percezioni sensoriali, è illusoria e minuscola,
mentre la parte maggiore sfugge alla nostra percezione sensoriale. E
infatti è illusoria anche la nostra capacità di valutare i rischi.
RAGIONE E SENTIMENTO. Gli studi di David Ropeik,
docente di Harvard a Boston, dimostrano che il peso che diamo loro è
dovuto più a una risposta istintiva che al ragionamento: alcuni fattori
rendono spaventose minacce relativamente piccole, mentre minacce ben
maggiori non ci intimoriscono abbastanza. Un esempio è il cambiamento
climatico: ai più sembra un rischio astratto, una minaccia per orsi
polari, e l’innalzamento del livello del mare sì, sarà un problema, ma
chissà quando. E, anche se alluvioni, uragani, siccità e ondate di caldo
sono sempre più attuali, se si chiede agli individui quanto sono
disposti a spendere per combattere il cambiamento climatico, solo una
minoranza sacrifica qualcosa e agisce. I più non si sentono direttamente
minacciati da un pericolo che la ragione dice essere reale. Per contro il Centro
nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità segnala che
fra ottobre 2010 e aprile 2011 si sono verificati in Italia ben 1995
casi di morbillo, con focolai in Lombardia e nelle province di Bolzano e
Trento. Di questi bambini, più di 1 su 4 ha avuto complicanze, il 17% è
stato ricoverato. Il 94% di questi bambini o non era mai stato vaccinato
o aveva ricevuto solo una dose. Invece di temere il morbillo e le sue
conseguenze, si teme la vaccinazione, che ha rischi trascurabili. Incapaci di raziocinio, di
percepire la realtà, di valutare i rischi, sorge un dubbio. E se anche
il nostro esistere fosse illusorio? Come dimostrare che ciò che ci
circonda e chiamiamo realtà non è un illusione come le altre, o sogno, o
ologramma… e noi meri avatar di un programma informatico o, peggio
ancora, burattini etero diretti? Se così fosse non avremmo modo di
appurarlo. L’unica risposta che abbiamo a questo dubbio è il nostro
pensiero. Cogito ergo sum, “penso, dunque sono”, disse Cartesio nel
1637. E per non cadere nell’illusione, è bene che continuiamo a pensare.
Amelia Beltramini
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Martedì, 16 ottobre 2012
Silene Stenophylla, la pianta venuta
dal passato
Letteralmente
"viva e vegeta", ma questa pianta è germogliata da un seme preistorico
di ben 32.000 anni, conservato grazie alcuni scoiattoli sotto una spessa
coltre di ghiaccio siberiano e fiorito in un laboratorio di Mosca.
Non è la prima volta che agli scienziati capita di imbattersi in semi antichissimi, provenienti da
tempi remoti; e non è neanche la prima volta che, sotto la guida di accurati ed appassionati ricercatori all’interno di laboratori, questi semi germoglino restituendo alla luce e ai nostri occhi quei vegetali di cui, altrimenti, non potremmo conoscere niente. Ma, in quest’occasione, senza dubbio l’emozione sarà stata maggiore al pensiero che questi fragili ed incantevoli fiorellini candidi
son rimasti fermi evolutivamente per così tanto tempo, come hanno dimostrato gli esami condotti con il metodo del radiocarbonio. Precedentemente, una palma da dattero originaria delle aree mediorientali, estintasi nel corso del Medioevo, era stata riportata in luce da un seme che contava ben
duemila anni di vita, rinvenuto nella fortezza di Masada, da alcuni ricercatori israeliani: ma
Silene Stenophylla proviene da tempi decisamente più remoti.
Sepolti dal permafrost per tutti questi millenni, nel corso di un arco di tempo
di circa 30.000 anni fa, alcuni scoiattoli seppellirono i piccoli chicchi in quello che, probabilmente, era
la loro tana; lì, all’interno di quel rifugio fossilizzato rimasta
intatta e nascosta da oltre 30 metri di permafrost, gli scienziati li hanno ritrovati intatti. Lungo le rive del fiume Kolyma, nella Siberia orientale, sito già noto a biologi, paleontologi e cercatori di ossa di mammut, sono state rinvenute circa una settantina di tane di roditori
preistorici, tutte ad una profondità variabile tra i 20 ed i 40 metri, in un terreno che è stato
sempre ghiacciato. Inizialmente, vista la prolungata permanenza dei semi di oltre trentamila anni ad una temperatura inferiore di 7° allo zero, gli scienziati nutrivano poche speranze di poterli
fare germogliare, magari in una pianta fiorita e rigogliosa; e invece il patrimonio genetico si è conservato integro, dimostrando così che numerose aree del pianeta potrebbero custodire una stupefacente biodiversità al di sotto dei propri terreni ghiacciati.
Nonostante il ritrovamento di oltre 600.000 semi e frutti, la possibilità di poter vedere quale fosse l’aspetto reale di quelll’arcaico vegetale, sembrava veramente remota: tuttavia i ricercatori della Russian Academy of Sciences di Pushchino, nei pressi di Mosca, guidati da Svetlana Yashina e David Gilichinsky (deceduto
nel febbraio 2012 per un attacco cardiaco), non si sono persi d’animo. Hanno fatto così ricorso a metodi piuttosto complessi di scongelamento e coltura, prelevando la placenta contenente i semi dai frutti, ed utilizzando la tecnica della clonazione. Superando probabilmente anche le loro più rosee aspettative, sono riusciti nel proprio scopo, resuscitando letteralmente una pianta
il cui destino era di fiorire oltre 30.000 anni fa e che somiglia molto ad alcuni vegetali che attualmente crescono ancora in Siberia, ma che hanno dimensioni inferiori e foglie dalla forma differente. Una parte del mondo accademico ha accolto tiepidamente la notizia: alcuni scienziati temono che, in futuro, si possa scoprire che i semi abbiano subito contaminazioni con tempi più recenti. Non resta dunque che aspettare per scoprire se tali dubbi sono infondati e se
Silene Stenophylla è, senza possibilità di errore, la pianta più antica
resuscitata in laboratorio.
A destra come si presenta l'attuale
pianta, presunta discendente della pianta venuta dal passato