Il presidente della Regione
Roberto Formigoni, afferma che fu un non meglio precisato dirigente del partito a insistere per la nomina dell'assessore
Domenico Zambretti, poi arrestato per voti comprati dalla 'ndrangheta. Intanto, dopo la rottura con la Lega si avvicina il voto, possibile "entro 45-90 giorni": "Via il listino bloccato e poi andiamo alle urne" Domenico Zambetti, arrestato per voto di scambio con la ‘ndrangheta, diventasse assessore. Mentre lui aveva forti perplessità sul personaggio, avendo sentito delle “voci” sul suo conto. Voci di cui avrebbe chiesto allo stesso Zambetti
più volte, ricevendo rassicurazioni. E’ lo stesso Formigoni che racconta, prima in un’intervista a radio Rtl e poi in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia. Proprio l’arresto di Zambetti, ennesimo caso giudiziario che ha colpito
come al solito la maggioranza di centrodestra, ha fatto precipitare la crisi tra Pdl e Lega e
facendo nascere l'esigenza di elezioni regionali anticipate, che ormai Formigoni stesso, dopo un primo tentativo di arroccamento, sembra
spingere.
“Di fronte alla necessità di formare una giunta nel 2010, che fosse irreprensibile sotto ogni punto di vista morale”, ha affermato il presidente nell’intervista radiofonica, “ho chiesto ai miei futuri assessori la massima lealtà e mi dispiace che Zambetti in quell’anno e nei due successivi abbia giurato e spergiurato che tutto andava bene, mentre al contrario di quanto garantiva,
a mia insaputa comprava voti alla ‘ndrangheta”. Formigoni ha ribadito quanto aveva dichiarato il giorno dell’arresto, cioè che non lo avrebbe voluto in giunta per le “voci” che gli erano pervenute sul suo conto. Ma, ha rivelato oggi, “si è mosso all’interno del partito e da Roma a suo sostegno arrivava una pressione fortissima che garantiva la sanità morale di Zambetti. Sono sconcertato e addolorato, questa persona ha tradito me, voi, la fiducia del partito e cosa gravissima, ha tradito la fiducia del cittadino lombardo”.
Chi è il misterioso dirigente che ha garantito e insistito per l’ingresso di Zambetti in giunta? Formigoni non lo dice. “Sarebbe bene che il presidente chiarisse con dovizia di particolari perché e da chi gli furono fornite tali rassicurazioni sul conto di Zambetti, oggi coinvolto da pesantissime accuse di legami con la ‘ndrangheta”, gli
fu chiesto da Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del PD. “Le dichiarazioni di oggi di Roberto Formigoni non possono rimanere senza ulteriori spiegazioni”.
Il caso Zambetti porta la Regione Lombardia dritto verso le elezioni anticipate (la scadenza naturale della legislatura è il 2015). Una nuova legge elettorale, eliminazione del listino bloccato, poi subito il voto è la linea di Formigoni. Che non pronuncia mai la parola “dimissioni“, ma ormai dà per scontata la fine di questa esperienza amministrativa. Soprattutto dopo la giornata di ieri, caratterizzata dall’ennesimo scambio polemico con gli alleati leghisti e dall’esortazione a “fissare una data” per le urne arrivato da l segretario del Pdl Angelino Alfano. E’ stato lo stesso Formigoni a illustrare la possibile tempistica per le urne. Se la Lega Nord non cambia idea, in Lombardia si potrebbe andare a votare entro
massimo due mesi.
Formigoni accusa la Lega di essere ”ribaltonista” e rinnova l’ultimatum lanciato ieri: se entro stasera la Lega non cambia posizione, si va al voto. Tutto, spiega il presidente in un’intervista al Corriere della Sera, “dipende dalla risposta che avrò dalla Lega nelle prossime 24 ore”. Se la Lega non cambierà idea, “do pochi giorni di tempo – prosegue il governatore – al consiglio regionale perché elimini il privilegio del listino bloccato, come chiedo a voce e per iscritto da molti mesi. Come secondo atto amministrativo voglio vedere cosa succede sulla chiusura del bilancio. Poi si va al voto. Perché sei mesi di campagna elettorale per la Lombardia sono un fatto demenziale. Mi assumo la responsabilità di mettere fine a questo
tormento che comporterebbe blocchi, polemiche e intralci di ogni genere”.
Formigoni ha voluto invece sottolineare la sintonia con i vertici del suo partito, dopo che l’invito di Alfano a evitare “l’accanimento terapeutico” sulla giunta lombarda era stato letto come un modo per abbandonare il “Celeste” al suo destino: “Qualcuno nel Pdl ha il mal di pancia? Non i massimi dirigenti di partito e non Formigoni. Il segretario Alfano ha chiarito che aveva concordato con me il passaggio”.
La collusione della Lega con la 'ndrangheta fu denunciata con
largo anticipo da Roberto Saviano, il quale due anni fa,
fu accusato dall'ex ministro Maroni di aver rivolto accuse infamanti alla Lega perché disse che la 'ndrangheta "interloquiva" col suo partito.
"Purtroppo i fatti di oggi mettono in ridicolo le parole di Maroni, oltre che la campagna orchestrata contro di me. La reazione del Carroccio fu così risentita perché nessuno aveva ancora detto con chiarezza, al grande pubblico, che
la presenza mafiosa già era all'interno del partito; negli appalti, nelle imprese.
L'opera della finanza e dei magistrati ha voluto che cadesse la maschera del tesoriere della Lega Francesco Belsito, che secondo due procure aveva rapporti con la cosca dei De Stefano in Calabria. Poi è arrivato l'arresto dell'assessore Zambetti che, come sottolinea il procuratore aggiunto Boccassini,
mette alla luce un pezzo di democrazia inquinata. E in tutto questo, la Lega ha esibito negli anni un'antimafia
nel proprio stile folkloristico, come ad esempio quando hanno
organizzato fa organizzare la fiaccolata contro il soggiorno obbligato di qualche boss o contro gli spacciatori, ma
nulla di concreto".
La replica del Carroccio è che l'assessore accusato di aver pagato 200mila euro per 4000 voti, è del Pdl.
"Ecco, la Lega sta dicendo che loro non c'entrano. Ma è una bugia. Perché hanno appoggiato incondizionatamente il Pdl che ha sempre avuto un atteggiamento disinvolto con i faccendieri di queste organizzazioni. Perché se fai percepire alla tua base elettorale che il problema mafioso riguarda solo bande calabresi o campane che si fanno il racket tra loro, stai mentendo. A Milano, si è
oltrepassata la linea d'ombra, e nelle aziende, c'è chi si domanda: voglio essere perdente o vincente? Se non voglio alzare bandiera bianca, faccio entrare capitali
di dubbia provenienza".