Sequestrati
dalla Guardia di Finanza di Macerata, trecentomila giocattoli pericolosi
di provenienza cinese. Contenevano sostanze molto pericolose per la
salute dei bambini, capaci di provocare malformazioni durante la
crescita.
Sequestri anche in numerose altre città italiane. I giocattoli
presentavano infatti numerosi irregolarità nella fabbricazione, ma in
particolare, come spiega il verbale delle Fiamme Gialle, contenevano
elevate quantità di Ftalati, sostanze chimiche usate nell'industria
delle materie plastiche. L'uso eccessivo di queste sostanze possono
provocare seri danni alla salute dei bambini come femminilizzazione dei
neonati maschi e disturbi nello sviluppo degli apparati riproduttivi dei
bimbi. L'inchiesta partita dalla Guardia di Finanza di Macerata, è stata
avviata su segnalazione della stessa Camera di Commercio di Macerata che
ha fatto scattare una serie di controlli di conformità e analisi di
laboratorio sui giocattoli che si son rivelati fondamentali.
Gli ftalati (anche esteri ftalici) sono
sostanze chimiche ottenute sinteticamente attraverso l'esterificazione
dell'acido ftalico (l'esterificazione è un processo per cui da un alcol
e da un acido si ottiene una sostanza detta estere). Generalmente gli
ftalati sono poco solubili in acqua e e anche poco volatili; invece sono
molto solubili nei grassi.
A seconda degli alcool che vengono utilizzati nel processo di
esterificazione si differenziano sostanze dalle diverse caratteristiche.
Gli utilizzi degli ftalati sono numerosi, vengono infatti usati già da
molti anni come agenti filmogeni, solventi, denaturanti, ma soprattutto
come plastificanti, ovvero come sostanze che, aggiunte alla plastica, la
rendono più flessibile, maneggevole e resiliente (la resilienza è la
capacità di un materiale di non andare incontro a facili rotture in caso
di urti).
La maggioranza degli ftalati che vengono prodotti sono utilizzati per la
plastificazione del PVC (cloruro di polivinile), la sostanza plastica
più utilizzata nel mondo, i cui campi di applicazione sono i più
variegati, si va infatti dal settore automobilistico a quello edilizio,
dall'industria di prodotti medicali a quella dei giocattoli e di
articoli per l'infanzia; se si considera poi che gli ftalati vengono
utilizzati con altri scopi anche in altri settori industriali, ad
esempio nella cosmetica, si comprende bene quanto diffusa sia la
presenza di queste sostanze nella nostra vita di tutti i giorni.
Da un po' di anni i sospetti su presunti effetti dannosi degli ftalati
sulla nostra salute sono stati spesso portati all'attenzione dai media,
un po' com'è successo nel caso del bisfenolo A. Come sempre accade in
questioni che smuovono interessi di notevole portata, le posizioni sul
problema sono contrapposte; da una parte si chiede il bando degli
ftalati, mentre altri ne sostengono l'utilità e l'innocuità. Certo è che
è da circa un decennio che gli ftalati sono in seria discussione e
sempre più spesso le organizzazioni e le associazioni ne chiedono la
messa al bando… Cerchiamo quindi di fare un po' di chiarezza sulla
questione.
Come detto, esistono diversi tipi di ftalati; di seguito riportiamo i
più comuni:
DEHP
DIDP
DINP
BBzP.
Il DEHP (di-2-etilesilftalato) noto anche come DOP, diottilftalato, o
diisoottilftalato, è l'estere dell'acido ftalico e del 2-etilesanolo.
Come nel caso di altri ftalati, il DEHP viene utilizzato soprattutto
come plastificante in prodotti di PVC.
I maggiori sospetti su questo tipo di ftalato sono relativi alla sua
potenzialità come distruttore del sistema endocrino umano; effetti
dannosi del DEHP a livello di sistema endocrino sono stati osservati
sperimentalmente in laboratorio sulle cavie.
Nell'Unione Europea vi sono da alcuni anni diverse restrizioni
relativamente al DEHP; il suo utilizzo infatti non è consentito, a
concentrazioni superiori allo 0,1%, né nei giocattoli né nei prodotti
destinati all'infanzia; il motivo di tale restrizione è dovuto al
pericolo di esposizione che può derivare dal masticare o succhiare per
alcuni periodi di tempo tali oggetti. Tale restrizione vale anche per
altri tipi di ftalati, nella fattispecie il DBP (ftalato di dibutile) e
il BBP (ftalato di butilbenzile).
L'utilizzo di DEHP, di DBP e BBP non è inoltre consentito nei prodotti
cosmetici in quanto tali ftalati vengono ritenuti tossici per la
riproduzione (sarebbero responsabili di oligospermia nei maschi e di
disfunzioni ovariche nelle femmine).
Per quanto riguarda i materiali che vengono utilizzati per il contatto
con i prodotti alimentari, esistono alcune restrizioni relative al DEHP;
esso può essere utilizzato, in modo sicuro e legale, nei materiali non
grassi che sono a contatto con alimenti in modo ripetitivo. L'utilizzo
di DEHP è proibito per le applicazioni monouso (per esempio cappucci o
guarnizioni).
Si deve inoltre considerare la presenza di un certo rischio a livello
ambientale; è infatti possibile che i prodotti plastici contenenti
ftalati che vengono conferiti nelle discariche potrebbero rilasciare, a
medio-lungo termine, i plastificanti di scarto.
Per quanto riguarda invece il DIDP e il DINP, altri due ftalati
ampiamente utilizzati come plastificanti, l'Unione Europea ritiene che
essi non possano essere classificati come sostanze pericolose e quindi
essi possono venire utilizzati senza che vi siano rischi nei confronti
della salute o dell'ambiente.
Le restrizioni sugli ftalati non sono comunque solo materia europea;
infatti in moltissimi Paesi del mondo, come inCanada e negli USA
esistono norme di legge che limitano l'utilizzo di tali sostanze; gli
studi che vengono effettuati su di esse sono numerosi e, a dire il vero,
poco rassicuranti. Per quanto le informazioni scientifiche relative al
legame fra esposizione a ftalati e le varie patologie, generalmente
relative al sistema endocrino e a quello nervoso, siano ancora limitate,
i dati che sembrano emergere dai vari studi suggeriscono una certa
prudenza nel loro utilizzo. Pertanto è auspicabile che gli organi
preposti ai controlli continuino nel loro lavoro di ricerca per
stabilire con certezza se le attuali restrizioni relative agli ftalati
sono sufficienti oppure se è più opportuno prendere decisioni più
drastiche. Il fatto però che molti Paesi, in anni recenti, si siano
mossi in controtendenza a determinati studi che assolvevano gli ftalati
deve comunque indurci a riflettere; nel maggio 2011, ad esempio,
all'Assemblea Nazionale francese è passata una proposta di legge che
proponeva di mettere al bando ftalati, parabeni e alchilfenoli; tra
l'altro, per la cronaca, tale proposta di legge, presentata dal deputato
Yvan Lachaud, è nettamente in contrasto con la posizione del governo
francese. Del resto, anche nel caso del bisfenolo A, nonostante le
rassicurazioni dell'EFSA (European Food Safety Authority, Autorità
Europea per la Sicurezza Alimentare), le decisioni prese dai Paesi
europei hanno preferito la linea della prudenza limitando drasticamente,
se non addirittura bandendo, l'utilizzo di tale sostanza.
______________________________
Mercoledì, 7 novembre 2012
Prevista entro il 1° gennaio 2014
l'abolizione di 64 province su 107, che dovranno essere accorpate, di
cui 50 di Regioni a statuto ordinario e 14 di Regioni a statuto
speciale. In base ai criteri definiti nei giorni scorsi dal consiglio
dei ministri, secondo i quali i nuovi requisiti per gli enti dovranno
avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie
territoriale non meno di 2500 chilometri quadrati. Solo 43 Province
saranno destinate a sopravvivere: 26 in Regioni a statuto ordinario, 7
in Regioni a statuto speciale e 10 province delle aree metropolitane,
che verranno soppresse con la nascita delle cittaà metropolitane.
Ecco l'elenco delle province che sarebbero
destinate ad essere abolite:
Cocaina nell'aria di
otto città italiane: in testa Napoli, seguite da Roma e Milano
Secondo uno studio dell'Istituto di Inquinamento Atmosferico del Cnr, è
dimostrata la
presenza di sostanze stupefacenti nell'aria. Roma e Milano battono
Napoli per la quantità di caffeina nell'aria, che però si ha maggiore
quantità di vapori della "polvere bianca".
Che le maggiori città italiane, piene di automobili e traffico, siano
inquinate è cosa tristemente nota, ma cosa c'è davvero nell'aria che
respiriamo ogni giorno per strada, sui bus o in metrò per andare al lavoro,
o mentre passeggiamo in serenità dando uno sguardo alle vetrine? Oltre a
smog e
polveri sottili, sono ormai noti "ingredienti" troppo presenti
e pericolosi per la nostra salute, contro i quali tante città cercano di
rimediare
con aree pedonali, mezzi di trasporto meno inquinanti o limitando il
traffico. A quanto pare, però, non c'è solo
questo nell'aria che respiriamo in città: come riporta il Galileo -
Giornale di Scienza, un recente studio dell'Istituto di Inquinamento
Atmosferico del Cnr (Consigli Nazionale delle Ricerche) ha dimostrato
addirittura la presenza di una certa quantità di sostanze psicotrope come
nicotina, cannabinoidi, caffeina ed in particolare di cocaina.
L'aria di Torino ha concentrazione maggiore
di tutte le sostanze prese ad esame, quindi cocaina, cannabinoidi,
caffeina e nicotina.
Mentre per la sola presenza della sola cocaina, Napoli è in testa con
0,14 nanogrammi seguita da Roma con 0,13, quindi Milano al terzo posto.
Lo stesso studio, sembra mettere anche in
evidenza la correlazione tra stagioni e consumo di alcune sostanze
eccitanti come la caffeina e i cannabinoidi (più presenti nell'aria
durante l'inverno d'estate), a differenza di cocaina e nicotina, la cui
presenza nell'aria tenderebbe a rimanere stabile durante tutti i mesi
dell'anno. Altro particolare, emerso da uno studio successivo effettuato
nel
2011, è che sembrerebbe esserci una certa convergenza di questi
parametri con i dati della polizia sul consumo (e abuso) illegale di
sostanze stupefacenti nelle diverse città italiane. Molto importante
sarebbe però anche riuscire a discernere tra zone di consumo e zone di
produzione, nelle quali potrebbero essere ubicate raffinerie o centri di
stoccaggio in grado di far salire la concentrazione di sostanze
nell'aria. E i ricercatori sperano, in futuro, di centrare proprio
questo obiettivo.“