DECISAMENTE MEGLIO PER BARAK OBAMA, E'
ANDATO QUESTA VOLTA IL CONFRONTO CON IL REPUBBLICANO ROMNEY:
WASHINGTON 17 ottobre 2012 – Un Obama
totalmente diverso questa volta, attento e aggressivo, a tratti solenne.
Decisamente presidenziale. Un altra persona rispetto al leader abulico
visto quindici giorni fa. Barack Obama vince, anche se ai punti, il
secondo duello in tv contro Mitt Romney. E soprattutto un ritorno
prepotentemente, dimostrando agli americani che il flop del primo
dibattito tv e’ stato un episodio che ormai appartiene al passato. I
primi sondaggi confermano la sua performance positiva. Nei giorni futuri
si vedrà l'esito che questo scontro avrà sugli stati dove c'è
incertezza, quelli che contano davvero. Ma questa stasera quello che
tutti si chiedevano è se Obama sarebbe stato ancora in grado di spezzare
l'andamento positivo di Romney, demolire quel clima di superlatività che
circondava l'ambiente repubblicano.
Iniezione di fiducia. Necessario era ridare fiducia ai
militanti, ai volontari democratici, rimasti sotto schock dalla
passività del loro leader nel confronto di Denver. Era questo
l'obiettivo da perseguire, e si può dire che il presidente l'ha
centrato. Uno a uno e palla a centro. E adesso ormai a soli 20 giorni
dall'election day, riparte il mach con si nuovo un lieve margine di
vantaggio per i democratici. Lo scrive lo stesso Obama in una email
inviata ai suoi fan dopo il dibattito: «Questa corsa è testa a testa.
Tutto si decide nelle prossime settimane. E certo l'esito sta nelle tue
mani. Io combatterò più forte che posso, ma non posso farcela senza di
te».
Lo scivolone di Romney sulla Libia. A vantaggio del
presidente, un grave passo falso da parte di Mitt Romney sulla Libia,
una sorta di gaffe che ha messo in luce, per l'ennesima volta, le
gravissime lacune in politica estera di chi è in corsa per diventare
l'uomo più potente del mondo. Lo scambio di battute, in cui si vede un
Romney balbettante e sbugiardato dalla conduttrice, sta già diventando
virale sulla rete. Un video visibile anche su www.potus2012.it e che ha
colpito immediatamente Ben Smith, il direttore di Buzzfeed, che anche
stavolta, dopo quel passaggio ha sancito a caldo la sconfitta di Mitt:
«Ancora una volta – scrive – Romney ha dimostrato di essere molto
lontano dal sembrare un uomo all'altezza di essere presidente. E questa
– a suo giudizio – è la cosa più importante».
Obama all'attacco. Ma al di là delle mancanze di
Romney, è stato Barack ad attirare le lodi di tutti, anche della destra:
«Stavolta, il presidente è tornato», afferma Joe Trippi, su Fox News.
D'accordo anche un critico conservatore, come George Will, che sulla Abc
ha dichiarato che «Obama non ha solo guadagnato terreno, ma ha
recuperato il terreno perso a Denver, dove si mostrava troppo distante e
quasi assente». Ovviamente canta vittoria Al Sharpton, della
progressista Msnbc: «Stasera è stata la migliore performance della
carriera di Obama come debater». Rachel Maddow, sempre della stessa
rete, sentenzia: «Stasera Romney s'è scontrato contro un uomo diverso».
Sulla stessa linea uno dei portavoce di Barck Obama: «Addirittura il
Grand Old Party – osserva Ben LaBolt – non dichiara che Romney ha
vinto». «Obama si è rialzato dal suo scivolone», conclude Dana Perino,
ex portavoce di George W. Bush.
Martedì, 16 ottobre 2012
OBAMA NON RIESCE A SMASCHERARE L'INGANNO DI ROMNEY:
Romney,
il candidato alla Casa Bianca ha puntato tutto nello scontro, peraltro
vincente contro Obama, il quale, stranamente passivo non è stato in
grado di reagire nel suo assunto che con lui non diminuirà la copertura
sanitaria; la realtà è ben diversa perchè 89 milioni di statunitensi si
troverebbero scoperti.
Paul Krugman ha dichiarato Mitt Romney nel dibattito di mercoledì scorso; le persone con malattie preesistenti sono coperte dal mio piano sanitario». No, non lo sono, come hanno ammesso i suoi stessi consulenti già in passato e all’indomani del dibattito. Romney ha mentito?
Con queste sue parole evidentemente ha mentito, a meno che non è uno scherzo di cattivo gusto. In
tutti i casi, il suo tentativo di raggirare gli elettori su questo punto è il più
eclatante di una serie di dichiarazioni fuorvianti e dubbie da lui fatte nell’ora e mezza
nell'ultimo confronto con Obama. È vero, il presidente Barack Obama non ha certo dato buona prova di sé nel rispondere. Ma lascerò ad altri la critica teatrale e mi limiterò a parlare invece della questione che dovrebbe essere al cuore di questa elezione. In pratica, per quanto riguarda lo scherzo di cattivo gusto, ciò che Romney di fatto propone è che gli americani con malattie preesistenti che già hanno stipulato una copertura sanitaria possano
anche tenerla nel caso in cui perdano il loro posto di lavoro, a patto
però di continuare a versare i relativi contributi assicurativi. Guarda caso che ciò sia già previsto dalla legge. In realtà, tuttavia, non è ciò che nella vita reale si intende comunemente quando si parla di stipulare un’assicurazione sanitaria che copra le patologie preesistenti, in quanto vale esclusivamente per coloro che riescono a procurarsi un posto di lavoro che
principalmente
preveda un’assicurazione sanitaria. Ho già fatto presente che il numero di posti di lavoro che prevedono
in effetti una copertura sanitaria ha continuato a calare negli ultimi dieci anni? In altri termini, ciò che Romney ha fatto nel corso del dibattito col quale si è rivolto agli elettori, nella migliore delle ipotesi è stato
quello di giocare con le parole, fingendo abilmente di offrire qualcosa
di importante a chi non ha l’assicurazione quando di fatto non ha
offerto proprio nulla. In pratica, a tutti gli effetti, ha semplicemente
mentito sui suoi progetti politici. Quanti americani sarebbero lasciati
privi di copertura sanitaria in base al piano previsto da Mitt Romney?
Alcuni dicono 89 milioni. Secondo la “Commonwealth Foundation”, un’associazione bipartisan, è questo il numero di americani privi di quella 'copertura assicurativa continuativa' che darebbe loro i requisiti per ottenere l’assicurazione sanitaria in base alle vane promesse di Romney. Sia detto per inciso,
questo equivale a oltre un terzo della popolazione americana sotto i 65 anni. C’è anche chi parla di 45 milioni di
statunitensi, corrispondenti al numero stimato delle persone che avrebbero l’assicurazione sanitaria se Obama fosse eletto, ma che la perderebbero
nel caso vincesse Romney. Tale previsione riflette due fattori: il primo è che Romney propone di abrogare l’Affordable Care Act, il che significa rimuovere tutte le modalità con le quali quella legge aiuta milioni di americani che hanno patologie preesistenti o non possono pagarsi l’assicurazione sanitaria per altri motivi. Il secondo è che Romney propone
significativi tagli a Medicaid. In sostanza per risparmiare i soldi di cui potrebbe avvalersi tagliando le tasse ai più ricchi, che finirebbero col rifiutare l’assistenza sanitaria di base a molti più americani. Ma
ci sarebbe di peggio; Il numero reale delle vittime delle proposte di Romney in fatto di sanità sarebbe
ben maggiore di ciascuna delle cifre di cui abbiamo parlato, per almeno un paio di ragioni. La prima è che Medicaid non fornisce soltanto assistenza sanitaria agli americani troppo giovani per poter avere Medicare, ma oltretutto serve a pagare l’assistenza infermieristica e soddisfare altre necessità della popolazione americana più anziana. Inoltre, molti americani hanno sì un’assicurazione sanitaria, ma vivono nel
continuo rischio di perderla. La politica dell’ “Obamacare” se continuasse
di questo passo sventerebbe questo pericolo, viceversa un Romney eletto presidente renderebbe
il rischio più concreto. Le reti di sicurezza non soltanto aiutano le persone che cadono davvero, ma
danno sicurezza a chiunque possa cadere. Romney però spazzerebbe via tale sicurezza,
e non soltanto in tema di assistenza sanitaria. E che dire dell’affermazione di un consulente di Romney al termine del primo dibattito con Obama, secondo il quale gli stati potrebbero subentrare e assicurare la copertura per le malattie preesistenti? Sono soltanto fandonie, per più motivi. Prima di tutto Romney
vuole eliminare le restrizioni alle vendite assicurative interstatali, privando gli stati di ogni potere regolatore. Per di più, se tutto ciò che fai è esigere che le compagnie assicurative coprano tutti, le persone sane prima di stipulare una polizza aspetteranno di ammalarsi
per davvero, facendo aumentare in modo esponenziale i premi assicurativi.
Con la conseguenza che è indispensabile abbinare le regolamentazioni degli assicuratori al requisito di far sì che tutti abbiano un’assicurazione. Perché ciò sia praticabile, devi poter offrire sussidi assicurativi alla
popolazione della fascia a basso reddito, che devono essere finanziati a livello federale. E tutto ciò porta — per l’appunto, proprio alla riforma sanitaria che Obama ha trasformato in legge. Sarebbe stato
prevedibile che Obama sottolineasse proprio questo punto nel dibattito,
invece non è stato così. Avrebbe avuto tutte le ragioni a dire: 'Eccoti qui di nuovo!'. Non solo la dichiarazione di Romney è stata quindi fondamentalmente disonesta, ma è stata già abbondantemente smontata. E la
stessa campagna di Romney ha ammesso che è falsa. Chissà perché il presidente non ha reagito
in questo modo, né sull’assistenza sanitaria né su altri temi. Per il fatto è che Romney ha cercato di fuorviare l’opinione pubblica
normalmente non dovrebbe farla franca.